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Cibo e biodiversità per la salute del pianeta e dei suoi abitanti

Il sistema alimentare

Il sistema alimentare è responsabile, secondo stime recenti, del 34% delle emissioni totali di gas clima- alteranti. Di questo 34%, il 71% è dovuto alla sola produzione primaria, cioè alle attività agricole. A ciò si devono sommare, fra gli altri, gli effetti sulla perdita di biodiversità dovuti principalmente alla messa a coltura di superfici che vengono sottratte al loro ruolo di ospiti di ecosistemi naturali, che sono sempre molto più ricchi in biodiversità di quanto non lo possa essere un sistema agricolo, e gli effetti sulla fertilità dei suoli che tende a diminuire per effetto di molte delle attuali pratiche agricole.
È quindi evidente come quello dell’alimentazione sia un settore in cui il tema della sostenibilità risulta centrale e in cui tale tema deve essere coniugato con le esigenze globali di produrre in quantità sufficienti, a prezzi ragionevoli e con qualità sempre crescente anche per meglio proteggere la salute umana.
È anche un settore in cui c’è un grande bisogno di accurate analisi quantitative per evitare le semplificazioni eccessive che spesso lo caratterizzano e per meglio individuare soluzioni efficaci e durature. Individuare dove e a che livello si generano gli impatti ambientali entro ogni filiera produttiva è fondamentale per riuscire a mitigare tali impatti con un’azione congiunta degli agricoltori, delle industrie agro-alimentari e dei consumatori. Si deve partire ovviamente da una stima dei fabbisogni di cibo in termini locali e globali, ed in una prospettiva di evoluzione futura dei fabbisogni alimentari in relazione alle dinamiche demografiche, economiche e sociali della popolazione mondiale.
Determinati i fabbisogni bisogna individuare il mosaico di soluzioni che possono permettere di soddisfarli minimizzando l’impatto sull’ambiente e mantenendo le dinamiche dei prezzi entro limiti ragionevoli che non causino tensioni sociali. È difficile pensare che ci possa essere una soluzione unica per tutti i tipi di produzioni e per tutti gli ambienti di produzione ma sicuramente è necessario che per ogni processo e filiera produttiva si riescano a determinare in maniera analitica e accurata gli impatti ambientali di vario tipo.
A tale proposito, questo Gruppo di Lavoro, che include anche ricercatori delle Università di Udine e di Trieste, della Fondazione Italiana Fegato (FIF) e della Illycaffé SpA, investiga su strumenti innovativi di life cycle assessment (LCA) e di integrazione di dati diversi che possano fungere da input al LCA. Ma oltre a fotografare l’esistente bisogna guardare avanti e individuare soluzioni innovative per ridurre l’impronta ambientale delle produzioni agroalimentari.

Il futuro dell'agricoltura

Oggi nell’agricoltura, e in particolare in quella italiana ma non solo, l’innovazione trova difficoltà a raggiungere il mercato, sia per vincoli normativi sia soprattutto per una mancanza di accettazione da parte del consumatore che è stato indotto a fare le sue scelte in base a due semplici equazioni entrambe basate su presupposti errati: la prima è “vecchio uguale a buono, nuovo uguale a cattivo”, la seconda è “naturale uguale a buono, artificiale uguale a cattivo”. E questi presupposti errati discendono da una distorta visione di ciò che è naturale e non, che deriva proprio dallo sviluppo dell’agricoltura.
Con tale sviluppo, infatti, l’uomo occidentale è andato sempre più a far coincidere un sistema e un paesaggio molto artificiali, come quelli agricoli, interamente plasmati dall’uomo, frutto della sua costante opera di addomesticamento, modificazione, creazione, con quelli naturali, frutto di evoluzione naturale.
Il paradosso dell’uomo occidentale in questo contesto è che sembra molto spesso più disposto e sensibile a proteggere la pseudo-natura da lui creata, rispetto alla vera natura di cui sul serio dovremmo prenderci cura. E nel caso del futuro dell’agricoltura e della sua sostenibilità, il dilemma di fronte al quale ci troviamo oggi è proprio quello di decidere se proseguire come abbiamo fatto fino ad ora, senza cambiare nulla o addirittura tornando al passato, come sembrano volere alcuni, mettendo a repentaglio ciò che ci resta della vera natura, oppure se vogliamo affidarci al progresso scientifico per riuscire a diminuire l’impatto ambientale dell’agricoltura, senza dover mettere a coltura altri terreni, e quindi senza mettere a repentaglio quegli ecosistemi naturali oggi già tanto minacciati e tanto rari.
È, quindi, necessario prendere in esame una serie di tecnologie innovative con il potenziale di migliorare la sostenibilità agricola (pratiche agronomiche, miglioramento genetico, ecc.) e valutarne l’impatto con gli stessi metodi di LCA sopra descritti in termini di sostenibilità ambientale ma anche economica e sociale.
Grande attenzione in senso quantitativo viene posta sul tema della riduzione delle perdite nella catena di produzione e distribuzione degli alimenti, facendo particolare attenzione a ben distinguere fra sprechi alimentari e perdite alimentari, e ai possibili benefici che potrebbero derivare da un cambiamento delle abitudini alimentari della popolazione, per indirizzarne le scelte verso soluzioni realmente più sostenibili dal punto di vista ambientale e apportanti maggiori benefici per la salute umana.